rAn number 5, June 1993
The  zine  is no copyrighted for the anarchist movement, please if  you  use
"rAn"  for your publications, please send us a copy. More  informations  in
the read me file.
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 This  fifth  issue  is dedicated to the  television:  an  electric  jester
without poetry, a "big sister", virtual reality for poor men, a machine for
manipulation of people and a trashcan for old movies.
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rAn, n.5, giugno 1993


per la liberazione dell'intelligenza
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In  questo  numero di rAn proviamo a smontare qualcuno dei  componenti  del
micidiale elettrodomestico che da una quarantina d'anni ha invaso le nostre
vite:  il  televisore.  Mai come questa volta e'  necessario  ricordare  al
lettore  distratto  che le nostre autopsie sono quanto di piu'  parziale  e
fazioso  possa  esistere, davanti a tanti argomenti  da  sezionare  abbiamo
scelto  quelli che piu' ci erano graditi e quindi parleremo di  esperimenti
sull'apprendimento tramite tv, di film spazzatura e di realta' virtuale per
poveri.  Il  domino  presenta stralci di un  documento  (crediamo)  inedito
sull'argomento  mass media che risale ai favolosi anni '60, quasi '70.  Due
pagine  di gocce televisive e non, una lettera di Clinton  dal  Cyberspazio
(?)  e  gli  immancabili feticci & commenti completano  questo  numero.  Ai
nostalgici della tv ecco il nostro quiz. Nella serie "The Next  Generation"
compare  il leggendario Mr. Spock (quello con le orecchie a punta), in  due
minuti,  vogliamo sapere: 1-titolo originale del telefilm 2-regista  3-data
stellare in cui si volge l'azione 4-data di prima messa in onda negli  Usa.
Primo premio 1 abbonamento a rAn, secondo premio 2 abbonamenti a rAn, terzo
premio 3 abbonamenti a rAn.
RAN

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La tv ti fa male e lo sai
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La  televisione  e' un elettrodomestico.  Probabile.  Gli  elettrodomestici
sono,  appunto, domestici elettrici, robe che fanno quello  che  potrebbero
fare dei domestici a servizio: la lavapiatti lava i piatti esattamente come
un lavapiatti. La tv, pero', e' un elettrodomestico particolare che  parla,
racconta,  da'  immagini. Se in pochi hanno avuto qualcuno  che  lavasse  i
piatti  per  loro,  giusto i re medievali, o giu' di  li',  hanno  avuto  a
servizio  qualcuno  che  li intrattenesse la sera. La  tv  e'  un  giullare
elettronico. Detta cosi', sembrerebbe quasi bella. Il guaio e' che tutte le
lavapiatti  puliscono pentole e stoviglie allo stesso modo e che tutti  gli
apparecchi televisivi raccontano le stesse storie ai milioni di  spettatori
sintonizzati  sullo  stesso  canale.  C'e'  poco  da  lamentarsi  se  dalla
televisione  -a differenza dei buffoni e dei trovatori di corte-arriva  ben
poca poesia.
Overdose di informazioni Nel 1977 l'Universita' dell'Okhlaoma finanzia  una
ricerca  sulla possibilita' di utilizzo del video per  l'insegnamento.  Nel
locale  istituto di psicologia 58 studenti (scelti tra quelli  che  avevano
avuto  la  "media  alta" nel semestre precedente) "studiano"  la  vita  dei
pinguini con dei documentari televisivi per due settimane, mentre un gruppo
di  controllo  formato da altri 53 studenti scelti con gli  stessi  criteri
studia nello stesso periodo l'argomento su delle dispense che riproducono -
con  aggiustamenti  minimi-  i testi del documentario.  In  questi  vengono
inseriti  18  errori  grossolani, ma non troppo  -ad  esempio  "i  pinguini
(antartici)  vanno verso il sud perche' e' piu' caldo"- che possono  essere
facilmente  rilevati  con un minimo di attenzione da  persone  con  cultura
universitaria. Ad entrambi i gruppi era vietato prendere appunti. Alla fine
dell'esperimento,  51  studenti "lettori" avevano rilevato tutti e  18  gli
errori, mentre solo 26 "spettatori" avevano avuto lo stesso risultato.  Non
solo: per poter sostenere il test finale (che era stato anticipato come  un
esame), i lettori avevano letto le dispense da un minimo di 2 ad un massimo
di  6 volte,mentre il numero delle visioni andava da 5 a 16  volte.  Alcuni
anni  prima,  lo  psicologo  comportamentista  T.  Bandura,  studiando   il
"modellamento"  (il  meccanismo di apprendimento di  comportamento  tramite
l'osservazione  di un modello), aveva notato che "in caso di  comportamenti
antisociali   o   irrazionali,   il   modellamento   tramite   filmati   e'
sorprendentemente  efficace" e attribuiva questo al "pensiero ipnoide"  che
domina  i meccanismi mentali durante le proiezioni cinematografiche  e  che
porta  ad  un "abbassamento dei livelli d'attenzione  sugli  aspetti  della
situazione ambigui o marginali (...) riducendo l'attivita' mentale autonoma
del soggetto". Analizzando i meccanismi che portano al "pensiero  ipnoide",
egli  cita  il  silenzio della sala, il buio e la  comoda  posizione  degli
spettatori  che li immette in una sorta di isolamento mentale ad altro  che
non   sia  il  film.  Notando  che  i  propri  studenti  guardavano   delle
videocassette e non erano quindi nella situazione descritta da Bandura, gli
psicologi  dell'Universita'  dell'Okhlaoma M. Lopez e  J.  Tanner  avanzano
l'ipotesi che a determinare "l'abbassamento del livello di analisi critica"
siano altri due fattori: 1) "il numero molto piu' alto di informazioni  che
si riceve dalla visione televisiva rispetto alla lettura (...) informazioni
non solo testuali, ma anche visive e sonore di vario tipo (musica, rumori e
voci  di  sottofondo)";  2)  la "distrazione",  il  fatto  che  lo  schermo
televisivo  sia  di  dimensioni  comunque  relativamente  piccole  rispetto
all'ambiente circostante fa si che arrivino "altre informazioni  ambientali
non  necessariamente  legate  alla presenza di  altre  persone".  A  questo
proposito  i  due  notano  che  "gli  esperimenti  analoghi  condotti   con
proiezioni  cinematografiche avevano dato risultati piuttosto  differenti".
La  tv, il medium, il proprio potere di "overdose d'informazione" lo usa  -
piu'  o meno consapevolmente- da lungo tempo. Tornate con la mente a  10/12
anni fa', pensate agli ossessionanti servizi del telegionale sugli  episodi
di  "lotta  armata". Con l'immagine sanguinolenta del morto  per  terra,  i
singhiozzi  e i pianti dei congiunti in sottofondo e la voce dello  speaker
che  sbrodolava tutta la propaganda di regime. Pensate anche ai milioni  di
italiani  che  si  sorbivano  il tutto mentre erano a pranzo  o  a  cena  e
capirete  bene come "l'abbassamento del livello d'analisi critica"  potesse
essere  arrivato  al  punto da far credere loro che tutto  quello  che  non
andava al mondo fossero le sanguinose cretinate di un gruppo di disperati e
che ogni cosa fosse giustificata per fermarli e che, in fin dei conti, ogni
sogno di liberazione poi era una roba cosi'.
Finalozzo/predicozzo  La  cosa  peggiore e' quando si arriva a  casa  e  si
accende  la  tv, senza neppure sapere cosa c'e' in  programma,  "cosi'  per
vedere cosa passano". E c'e' sempre una canzone ascoltabile su  videomusic,
un  po' di telegiornale, il solito film visto mille volte, la  trasmissione
d'attualita'  su  un  tema  interessante (magari  passano  un  pezzetto  di
manifestazione), il comico simpatico. E, pero', ovviamente non ce ne  frega
un  tubo  e  allora e' davvero il peggio, perche' la  scatola  diventa  una
presenza, come averci un invitato che parla sempre e solo qualche volta noi
ci  giriamo  a guardarlo e lui, pero', continua a parlare.  E,  alla  fine,
siamo  noi  che  abbiamo  bisogno di lui, che  ci  impedisce  di  dare  una
continuita'  ai nostri discorsi e ai nostri pensieri, che ci  allontana  la
paura  dei  nostri silenzi, che si mette in mezzo alle nostre  relazioni  e
alle  nostre  solitudini (e alle nostre rabbie e alle  nostre  gioie).  Una
prima  (e facile) strategia di sopravvivenza potrebbe essere  semplicemente
comprarsi  una  volta alla settimana uno di quei giornali con  i  programmi
televisivi, studiarli attentamente, annotarci quel che ci interessa. E  poi
accendere la televisone quando inizia il film, la partita, la telenovela  e
spegnerla subito dopo. Probabilmente troveremo che c'e' sempre qualcosa  da
vedere  e  continueremo a  non uscire la sera, ma almeno  ci  saremo  presi
qualcosa  che  assomiglia ad un impegno con noi stessi (che  fa  bene  alla
salute  mentale). Oppure, ancora meglio: innamoriamoci, leggiamo un  libro,
collezioniamo  francobolli o farfalle, facciamoci le seghe, andiamo ad  una
riunione,  diamoci  allo yoga, impariamo a cucinare, passeggiamo  sotto  la
luna,  stiamocene  a  pensare. O, magari,  guardiamoci  una  videocassetta.
Insomma: staccare la spina. E queste, puo' darsi, sono solo le fantasie  di
un  redattore  di  "rAn" almeno su questo tema un  po'  troppo  estremista.
Arrivando  alla conclusione dei conti, pero', mi sembra che la  televisione
sia  come  la polizia: quella buona non esiste. Oddio, se non ci  fosse  la
polizia non ci sarebbero le barzellette sui carabinieri (o sui  poliziotti,
che  sono diffuse su tutto il globo terracqueo). E se non ci fosse  la  tv,
non  avremmo  mai visto "Star Trek" e il "Doctor Who" (e "Belfagor"  e  "Il
prigioniero" e "Ai confini della realta'" e qualcosina d'altro ancora).  E'
un  po' poco, comunque, tenersi gli sbirri per qualche storiella o  tenersi
la tv per intravedere talvolta le orecchie del signor Spock.
Peter P. (vive felicemente senza televisione)

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ZORRO CONTRO MACISTE
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Banalmente, allo stato attuale lo spettacolo TV risulta essere un intruglio
ipertossico  di  finzione sempre piu' realistica e di realta'  sempre  piu'
finta,  al  punto che nel celebrato e sfuggente immaginario  collettivo  la
vita  e  la  sua rappresentazio ne tendono a sovrapporsi.  Di  fronte  alla
progressiva scomparsa di tale ipotetico confine, la TV democratica cerca di
correre  ai ripari privilegiando programmi che volendo offrire  la  VERITA'
finiscono per risultare ancor piu' fasulli perche' la realta' sociale a cui
attingono  e'  gia'  di  per se' conforme  e  prodotta  dalla  sottocultura
televisiva.  In  altre  parole,  nel  programma-denuncia  sia  il  politico
navigato che il cittadino qualunque comunicano e si rappresentano secondo i
modelli e il copione che hanno ben appreso guardando la TV, apparendo tutti
come allievi della stessa scuola teatrale. A fianco di questi interventi su
e  da  una  presunta societa' civile,  si  affiancano  scelte  spettacolari
incentrate  sul  recupero e la valorizzazione di pellicole  di  un  qualche
spessore  culturale che vanno a collocarsi nel genere CULT-MOVIE,  talvolta
curato  anche  in  modo pregevole come avviene su RAI  3.  Ecco  quindi  la
resurrezione notturna di Lumet, Truffaut, Bunuel, Pasolini o Bergman, a mo'
di  raffinata  tappezzeria  per una politica  spettacolare  superficiale  e
populista,  ad  uso  e  consumo  di  un  pubblico  condannato  a   sentirsi
colpevolmente ignorante e in soggezione. L'intento pseudo-educativo da  DSE
si dimostra quindi in tutta la sua ipocrisia, perche' gli strumenti critici
offerti  per  avvicinarsi  ai film DIFFICILI  rimangono  preclusi  ai  piu'
proprio  dalla melma che dagli schermi ci sommerge quotidianamente.  Contro
l'assedio   di  tale  marea,  le  difese  possibili  sono   due:   staccare
drasticamente  la  spina o provare ad usare tale  elettrodomestico  secondo
altri  criteri,  con un'ALTRA MENTALITA'. Proviamo a  delinearla.  Lasciate
ogni  illusione voi che v'entrate: non esiste una televisione  impegnata  e
una  stupida. Chi deride, con sufficienza, l'appassionato/a di  telenovelas
e' una vittima predestinata dell'informazione seriosa di un telegiornale di
regime, perche' in effetti e' piu' indifeso di colui che sceglie  Beautiful
per  sognare e quindi evadere dalla realta'. Inoltre la persona che non  si
vergogna di seguire le tele-novelle e' un tipo tendenzialmente piu'  libero
e  spregiudicato di chi le condanna moralisticamente come cose POCO  SERIE.
L'ingenuo e' proprio colui che crede ancora ad una televisione  attendibile
sul  piano dell'informazione o in qualche modo contrapposta alle  politiche
del potere. Anzi appare molto piu' trasgressivo uno sperimentato feuilleton
come  La  donna del mistero, basato sulla trama della suora  tormentata  da
umanissime   passioni,  che  la  varie  trasmissioni  "di   sinistra"   con
l'immancabile presenza di prelati e sanfedisti, invitati a portare la  loro
testimonianza. Per questo, anche per quanto riguarda i film cinematografici
inseriti  nei  palinsesti televisivi, occorre armarsi di  mezzi  di  difesa
ESTREMI.  Prima annotazione. Un racconto cinematografico, nato  per  essere
proiettato  e  vissuto nel buio e nel silenzio di una sala, una  volta  che
viene  immesso  nel  serraglio TV e' stravolto e massacrato,  con  o  senza
interruzioni pubblicitarie. Partendo da questa ovvieta', il piccolo schermo
riduce  tutti  i  film  a  spazzatura, ad  eccezion  fatta  di  quelli  che
spazzatura lo erano fin dalla nascita. Su questi il potere DI MEDIAZIONE e'
praticamente  nullo;  nessun critico si sognera' di spiegarne  le  metafore
esistenziali,  il significato intrinseco o il contesto globale, cosi'  come
nessun direttore di rete l'abbinera' a dibattiti in studio sulla cosiddetta
attualita'. Infatti, di solito questa produzione, generalmente  etichettata
come  MEDIOCRE,  e'  destinata a tappare i buchi  FUORI  PROGRAMMA,  magari
causati  da qualche sciopero improvviso, oppure e' offerta in  mancanza  di
meglio  da  qualche disgraziata emittente locale. Si  tratta  di  pellicole
quasi sempre senza storia, prodotte con poverta' di mezzi e spesso di idee,
senza  alcuna  pretesa  di  apparire  VEROSIMILI.  Sono  le  ingenue  saghe
mitologiche  di cartapesta con Ursus e compagni; i western alla buona  dove
le  Colt  sparano  come mitragliatrici, senza  essere  mai  ricaricate;  le
commedie  scollacciate  dai doppi sensi grossolani,  da  avanspettacolo  di
provincia;  le avventure di pirati sempre ben rasati; le epopee  di  guerra
con  le partigiane truccate e acconciate "alla Brigitte Bardot". In  questo
mondo  paradossale  non  c'e'  posto  per  la  fiction,  per  il  messaggio
subliminale o per il virtuale. RIFIUTI sono e rimangono; ma in questa  loro
natura c'e' qualcosa che li rende dissonanti in tale scintillante scenario,
sostanzialmente   refrattari   alle  leggi  del   mercato,   dell'audience,
dell'estetica.  Non  sono AVANZI facilmente riciclabili.  Per  apprezzarli,
senza  cadere nello snobismo, bisogna farsi sadiani; imparando a  coglierne
gli  aspetti  piu' surreali e anacronistici, quali antidoti  spassosi  alla
pretese di una televisione saccente, noiosa e autoritaria. Buona evasione.
Jean   Rabe   (Chi  scrive  non  puo'   considerarsi   un   teledipendente,
appassionandosi  molto  piu' davanti ad un libro che di fronte  al  piccolo
schermo. L'uso del famigerato elettrodomestico e' limitato alla visione  di
qualche vecchio film e, senza assiduita', a programmi come Blob e Mai  dire
TV. Mediamente il tempo passato quotidianamente alla televisione si  aggira
sui 40 minuti; molti di piu' quelli trascorsi con la radio accesa)

Scheda TRASH MOVIE DOC
Periodo: anni Sessanta/Settanta
Produzione: italiana (frequente coproduzione Italo-Spagnola; piu' raramente
in collaborazione con la cinematografia socialista dell'Est)
Soggetto:  vario  (mitologico,  western,  salgariano,  commedia,   bellico,
horror, satira di costume, etc.)
Registi:   quasi   sempre   semisconosciuti,   ma   non   mancano    alcune
eccezioni(Scola  e Steno, ad esempio). Degni di nota: Guido Malatesta,  per
il genere mitologico, e Jose' Luis Merino per quello bellico
Attori: di regola ignoti con assurdi nomi americanizzati, come Guy Madison,
richiestissimo  per i film di guerra. Non mancano pero' nomi che  avrebbero
avuto  una  loro successiva notorieta' (Raffaella Carra' e'  il  caso  piu'
scandaloso)  o di attori avviati "sul viale del tramonto", come  il  grande
Buster  Keaton  co-starring  di Franco Franchi e Ciccio  Ingrassia  in  Due
marines e un generale ('65)
Scene: ultra-economiche e di fortuna, molto spesso recuperate da altri film
piu' "ricchi"
Esterni:  girati  a  Cinecitta' oppure nella  Spagna,  in  Sardegna,  nella
campagna  laziale  o  sulla  costa  tirrenica  (memorabile  uno  sbarco  di
commandos in Normandia "ambientato" sulle scogliere di Calafuria nei pressi
di Livorno)

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La realta' virtuale dei poveri ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
L'invadente  elettrodomestico che staziona nella maggioranza  delle  nostre
case   ha  come  principale  compito  quello  di  trasmettere  modelli   di
comportamento  diretti a chi beneficia della sua emissione di raggi piu'  o
meno dannosi.
Meglio  gli spot La "grande fratella" e' quasi onesta forse solo quando  ci
presenta  spot  pubblicitari, nei quali sia il contesto (consigli  per  gli
acquisti)  che  il  contenuto  (il singolo  prodotto)  sono  ben  chiari  e
delimitati:   inizio->   spot->   fine.  Anche  se   insieme   al   filmato
propagandistico  vengono  trasmessi dei modelli di comportamento,  a  volte
questi  sono talmente eccessivi da risultare comici e servono,  alla  fine,
principalmente solo per ricordare meglio il prodotto: bevete questo  whisky
(e'  da grandi amatori), indossate questo reggiseno  (sedurrete  chiunque).
Sono  le  normali trasmissioni che invece, in modo molto  piu'  invisibile,
educano   bambini   ed  adolescenti  e  provvedono  a   correggere   adulti
recalcitranti   o   vecchietti   irriducibili.   Accanto   all'informazione
manifesta:  la  trama  di una finzione, le  notizie  del  telegiornale,  le
domande  dei  quiz,  le chiacchiere dei talk-show,  vengono  proposti  agli
spettatori  una  serie  di regole comportamentali, che anche  se  non  sono
sempre omogenee tra loro, sono invece sicuramente, compatibili con l'ordine
vigente.  I  modelli  di comportamento riguardano sia  i  meccanismi  e  il
contenuto del pensiero che la loro messa in atto. L'unico tipo di  pensiero
che  la  televisione ci mostra come socialmente accettabile e'  quello  del
buon  senso  raziocinante,  dove  A precede sempre B e  C,  un  modello  di
pensiero lineare che non prevede nessuno scarto nella sua logica, la stessa
su cui si basano i computer. La prima risposta e' sempre quella che  conta,
0quella  "giusta",  la maggioranza ha sempre ragione e  gli  assenti  sempre
torto, la religione e' un fatto connaturato all'uomo e tutti gli estremismi
sono pericolosi. E via delirando. Anche quando, apparentemente, prevale  un
modello  di  pensiero  piu' irrazionale il  contrasto  e'  solo  apparente.
Vengono  proposti  comunque  dei  dogmi, siano  essi  religiosi  o  magici,
travestiti  da  alternativa  al materialismo dominante.  Il  nuovo  galateo
televisivo  invade tutti i gruppi di discussione; ammaestrati da  centinaia
di  ore  di  talk-show,  nelle  assemblee  del  movimento  della  "pantera"
studentesca  bisognava che ci fosse -sempre- un intervento a favore ed  uno
contro la mozione in discussione, benche' non si e' mai capito bene perche'
il pluralismo dovesse esprimersi in questo modo. Ma basta osservare il modo
in  cui viene condotta una trasmissione "di piazza" televisiva  per  capire
immediatamente  la derivazione di questa mostruosa deformazione del  libero
dibattito.  Le  migliaia  di  ore di  quiz  televisivi,  diversi  solo  per
l'entita'   dei  premi,  sono  l'applicazione  pratica  del  principio   di
performance  e  di  competizione  su  cui  si  fonda  una  societa'  basata
sull'organizzazione  del  lavoro capitalista. Non a caso la  severita'  dei
dispensatori  di premi e' direttamente proporzionale alla loro entita'.  La
carita'  pelosa  dei  padroni non nega qualche biglietto  da  centomila  al
povero  pensionato che viene platealmente aiutato a rispondere  al  quesito
cretino con somma gioia sadica del pubblico che si puo' finalmente  sentire
piu' intelligente. I vari notiziari scandiscono, con l'ordine delle notizie
e  con lo spazio che gli viene riservato, i temi di discussione nei  bar  e
sui  luoghi  di  lavoro.  Fino  a qualche  anno  fa  le  notizie  di  borsa
comparivano  all'interno dei vari tg solo in occasioni  "speciali"  (crollo
del  dollaro,  boom  del mercato, ecc.), mentre oggi  anche  chi  vive  del
proprio  stipendio sa tutto (e si preoccupa) della variazione dei tassi  di
cambio;  e con l'aumentare del tempo dedicato alle notizie  dall'estero,  i
problemi della fabbrica sotto casa sono stati relegati nelle riserve dei tg
regionali e delle tv locali. Attraverso tutte queste trasmissioni la nostra
mente  viene  riempita di informazioni e modelli a binario  unico  che  non
possono non avere influenza sui nostri comportamenti quotidiani.
La  finzione Anche nel campo della finzione, solitamente detta fiction,  un
termine  che  richiama  meno alla mente l'idea di falso,  i  contenuti  dei
modelli  trasmessi  sonosempre  i  soliti,  la  morale  e'  sempre   quella
dell'ordine  costituito. La serialita' -telenovelas e telefilm- aumenta  la
confidenza  dello  spettatore  con  la  "grande  fratella"  e  facilita  la
trasmissione di norme morali e comportamentali di massa. Anche se nel campo
della  finzione il potere del mezzo sembra minore, non fosse altro che  per
la presenza di prodotti di fantasia slegati dai vincoli del conformismo, si
puo'  facilmente constatare come la maggior parte di questi sia  del  tutto
assente dal video o confinata in orari favorevoli solo agli insonni e a chi
ha un videoregistratore e ovviamente con tutti i bravi tagli della  censura
al  loro  posto.  La  ripetitivita' e' uno  dei  grandi  poteri  del  mezzo
televisivo,  quello  che  trasforma l'esperienza dello  spettatore  in  una
"realta'  virtuale"  dei poveri. La presenza in video sempre  delle  stesse
facce,  riproposte in tutte le salse, dai telegiornali agli  spettacoli  di
varieta',   dai   quiz  ai  dibattiti,  dalla  pubblicita'   ai   telefilm,
contribuisce  a creare una illusione di familiarita' col  personaggio  che,
rinforzata  dagli altri media, fa di una persona un personaggio  tuttofare,
buono  sia  per le previsioni del tempo che per l'acquisto  dei  pannolini.
Parallelamente  il  comportamento del teleutente medio  si  appiattisce  su
degli  standard  ben  precisi come provano quelli che  una  volta  venivano
definiti "indici di gradimento": adesso l'aggettivo e' caduto e si parla di
"indici  di  ascolto" segno che il potere e' tanto sicuro della  forza  del
mezzo  da non preoccuparsi dell'appetibilita' del materiale  trasmesso,  ma
solo  del  fatto  che l'elettrodomestico sia acceso a  quell'ora  sul  quel
canale,  su quella trasmissione. Proprio come se l'unico scopo  fosse  solo
quello  di  assicurarsi  che  quel  tipo  di  modello  comportamentale  sia
ricevuto.  Il  discorso sull'influsso che il linguaggio  dei  programmi  ha
sulla lingua parlata non ci interessa in questo momento, cio' che va notato
e' la facilita' con la quale espressioni e modi di dire delle  trasmissioni
e dei personaggi "in" passano nel linguaggio comune. Un fenomeno conosciuto
da  tempo  che  contribuisce, insieme al  gergo  politico  e  giornalistico
all'impoverimento della varieta' espressiva e quindi alla diminuzione delle
reali  capacita'  comunicative delle persone che alla fine  si  riducono  a
conversare tra loro adoperando un linguaggio telestandardizzato.
Velocita'   Il  principale  meccanismo  tecnico  adoperato  dalla  tv   per
trasmettere modelli di comportamento e' insito nella tecnologia stessa  del
mezzo.   La  sua  velocita'  e  l'insieme  di  immagini  e   suoni   attira
ipnoticamente la nostra attenzione e ci lascia pochissimo tempo per pensare
a  quello  che  vediamo.  Se la lettura di un libro ci  da'  il  tempo  per
"digerire"  le parole stampate, per rielaborare anche criticamente le  tesi
che  espone,  per far partire la fantasia verso i mondi che  descrive,  per
ritornare indietro sui punti piu' oscuri, questo non avviene con la tv;  la
reazione  deve  essere immediata, come premere per primo  il  pulsante  del
quiz.  E, in questo caso, serve a poco anche il videoregistratore,  che  ci
permette, anche se limitatamente, di farci il nostro personale  palinsesto.
Questo strumento puo' andare bene per la finzione, permettendoci di  vedere
un film quando vogliamo e piu' volte, ma per gli altri tipi di trasmissione
l'effetto  desensibilizzante non funziona. E' vero che vedere  a  velocita'
accelerata  un  talk-show o un quiz puo' essere utile per  studiare  i  tic
gestuali dei partecipanti, ma in questo caso siamo davanti ad un altro tipo
di utilizzo del mezzo. Il videodipendente che registra la sua  trasmissione
preferita somiglia piu' all'ansioso che ha paura di perdere una parte della
propria  vita  se  non  acquista subito  in  edicola  la  seconda  dispensa
dell'enciclopedia  della lucertola, piuttosto che all'utente futuro di  una
televisione personalizzata.

La  televisione  e'  inoltre  una potente fonte  di  imitazione  capace  di
modificare  le  opinioni  e  il  comportamento  di  una  persona  in   base
all'influenza di un'altra: sia essa il conduttore della trasmissione  finto
progressista  o l'ipercriticatutto di turno, c'e' un modello  proposto  per
tutti,  basta  sapersi  adattare  un minimo  e  la  personalita'  dei  piu'
influenzabili trova sicuramente un "idolo". Non sono certo pochi, e gia' da
alcuni decenni, i casi di personaggi televisivi passati dal piccolo schermo
al  grande  circo della politica. Ma l'imitazione coinvolge  anche  aspetti
meno  intellettuali,  dal vestire alla musica da ascoltare,  dalla  battuta
demenziale da fare con gli amici all'opinione politica da esprimere.
Accelerazione
A  volte  l'accelerazione dei processi di cambiamento  che  coinvolgono  un
media  possono  portare  alla  sua distruzione  oppure  alla  sua  radicale
trasformazione,  basti  ricordare, nel nostro caso il  panorama  televisivo
fino al 1975 e quello intervenuto subito dopo, con la nascita delle tv che,
anche  questo non e' tanto un caso, all'inizio si dicevano "libere"  e  poi
"private"  o  "commerciali". Ma la flessibilita' del mezzo e' in  grado  di
resistere  all'accelerazione, quasi tenesse conto del principio  zen  della
cedevolezza;  davanti  a questa capacita' anche le critiche  piu'  radicali
servono  a  poco,  l'attacco deve essere frontale e  senza  mediazioni.  Al
minimo, la propaganda per staccare la spina dovrebbe entrare a far parte di
qualsiasi  nostro intervento, in qualunque luogo e rivolto  a  qualsivoglia
interlocutore.

Pepsy (e' un teledipendente moderato, che cerca, con una terapia a scalare,
di liberarsi dal vizio)

TELECRONOLOGIA
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1927  Vengono  trasmesse dall'AT&T le prime immagini da  Washington  a  New
York.
1928 L'undici settembre va in onda, dai laboratori di Schenectady (USA)  il
primo  sceneggiato  tv  "The  queen's  messenger",  l'audio  doveva  essere
ascoltato via radio.
1935  Prime  trasmissioni  sperimentali  negli  Stati  Uniti,  il   debutto
ufficiale avviene in occasione della Fiera Mondiale di New York.
1936 La BBC inglese e' il primo servizio tv pubblico.
1953 Negli Usa nasce il primo servizio pubblico a colori.
1954 Il tre gennaio iniziano le trasmissioni della Rai.
1959 Con l'introduzione del registratore magnetico termina l'epoca della tv
sempre in diretta.
1961  Il  quattro  novembre viene inaugurato il secondo canale  tv  con  un
programma  di quiz. Due ministri dc criticano la programmazione  televisiva
colpevole,  secondo  uno  di  essi, di  "aver  introdotto  Togliatti  e  le
ballerine nel cuore delle famiglie italiane".
1962 Primo collegamento intercontinentale via satellite (Telestar).
1963 La tv registra i primi due omicidi in diretta, quello di J.F.  Kennedy
e  del  suo  (presunto?) assassino L. Oswald. La  Chiesa,  con  un  Decreto
Conciliare   (Inter  Mirifica),  si  occupa  per  la  prima   volta   della
televisione.
1966 Sul mercato USA appare il primo videoregistratore.
1967 La Camera approva un emendamento che esclude l'introduzione in  Italia
della tv a colori almeno fino al 1970.
1969 Viene prodotto il primo videoregistratore a colori.
1971 Viene prodotto il primo videoregistratore a cassette.
1972 Iniziano anche in Italia le prime trasmissioni sperimentali a  colori.
I  repubblicani  minacciano di uscire dal Governo qualora la  tv  a  colori
venga introdotta subito.
1974  La  Corte  Costituzionale ammette la possibilita' di  tv  diverse  da
quella pubblica, ma solo via cavo.
1975   Viene  approvata  la  legge  di  riforma  della  rai  che   conferma
sostanzialmente il monopolio pubblico del servizio.
1976  I  produttori  di Hollywood fanno causa alle  ditte  produttrici  dei
videoregistratori. Una nuova sentenza della C. Costituzionale rende  legali
le trasmissioni delle tv locali anche via etere.
1977 Iniziano le trasmissioni regolari a colori.
1979 Nasce la terza rete della Rai.
1980 Nasce Canale 5.
1981  Attentati in diretta tv: Papa, Reagan, Sadat. Una sentenza  della  C.
Costituzionale   vieta  ad  una  televisione  privata  di  trasmettere   un
telegiornale nazionale.
1984  I Pretori di Roma, Torino e Pescara oscurano alcune reti  televisive.
Quattro  giorni dopo, un decreto governativo rendera' possibile la  ripresa
delle trasmissioni su tutto il territorio nazionale delle reti oscurate.
1985  In  diretta, da Bruxelles, la strage dello stadio. In  Francia  viene
introdotto il Minitel, in Italia sara' ribattezzato Videotel.
1987  Entra  in funzione l'Auditel, il sistema  di  rilevamento  automatico
dell'ascolto.
1988   Approvato   dal  Consiglio  dei  Ministri  il   disegno   di   legge
sull'emittenza radiotelevisiva che prevede alcune norme antimonopolio.
1990  Viene  approvata la legge che disciplina il  sistema  radiotelevisivo
pubblico e privato.
1991 La Guerra del Golfo in tv.
1992 Con una Istruzione Pastrorale (Aetatis Novae) la Chiesa si occupa  dei
progressi  dei mezzi di comunicazione di massa, principalmente  televisivi.
E'  in  vendita una videocassetta con una biografia del Papa curata  da  un
noto giornalista televisivo. I marines sbarcano, in diretta, sulla spiaggia
di Mogadiscio.
1993  Nuova  regolamentazione del servizio pubblico della  tv  italiana.  I
maggiori  produttori  si accordano per uno standard  comune  relativo  alla
televisone ad alta definizione.

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La casa elettronica
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THE WHITE HOUSE
Office of Presidential Correspondence
For Immediate Release June 1, 1993
LETTER FROM THE PRESIDENT AND VICE PRESIDENT IN ANNOUNCEMENT OF WHITE HOUSE
ELECTRONIC MAIL ACCESS
     Dear Friends:
 Part  of our commitment to change is to keep the White House in step  with
today's  changing  technology.   As we move  ahead  into  the  twenty-first
century,  we  must  have a government that can show the  way  and  lead  by
example.   Today,  we are pleased to announce that for the  first  time  in
history,  the  White  House willbe connected to you  via  electronic  mail.
Electronic  mail will bring the Presidency and this  Administration  closer
and make it more accessible to the people.
 The  White House will be connected to the Internet as well as several  on-
line  commercial vendors, thus making us more accessible and more in  touch
with  people  across this country.  We will not be alone in  this  venture.
Congress  is also getting involved, and an exciting announcement  regarding
electronic  mail  is  expectedto come from  the  House  of  Representatives
tomorrow.
 Various  government agencies also will be taking part in the near  future.
Americans  Communicating Electronically is a project developed  by  several
government  agencies  to  coordinate and improve  access  to  the  nation's
educational  and  information  assets and resources.   This  will  be  done
through interactive communications such as electronic mail, and brought  to
people who do not have ready access to a computer.
 However,  we must be realistic about the limitations and  expectations  of
the White House electronic mail system.  This experiment is the  first-ever
e-mail  project  done  on  such a large scale.   As  we  work  to  reinvent
government and streamline our processes, the e-mail project can help to put
us on the leading edge of progress.
 Initially,  your  e-mail  message will be  read  and  receipt  immediately
acknowledged. A careful count will be taken on the number received as  well
as  the  subject  of each message.  However, the White  House  is  not  yet
capable  of sending back a tailored response via electronic mail.   We  are
hoping this will happen by the end of the year.
 A number of response-based programs which allow technology to help us read
your   message   more   effectively,  and,  eventually   respond   to   you
electronically  in  a  timely fashion will be tried  out  as  well.   These
programs  will  change periodically as we experiment with the best  way  to
handle  electronic  mail from the public. Since this has never  been  tried
before,  it  is important to allow for some flexibility in  the  system  in
these first stages.  We welcome your suggestions.
 This is an historic moment in the White House and we look forward to  your
participation  and  enthusiasm  for  this  milestone  event.   We   eagerly
anticipate the day when electronic mail from the public is an integral  and
normal part of the White House communications system.

          President Clinton                     Vice President Gore
     PRESIDENT@WHITEHOUSE.GOV VICE.PRESIDENT@WHITEHOUSE.GOV

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La traduzione del testo sopra e' abbastanza semplice, per quei pochi che
sono riusciti a capirci nulla, lo riassumiamo brevemente. Dal primo  giugno
scorso  tutti coloroc he hanno un computer e l'opportunita' di accedere  ad
un servizio di posta elettronica possono inviare messaggi alla Casa Bianca.
Anche  se questo annuncio e' ridimensionato dal fatto che, "per adesso",  i
boss  statunitensi non potranno rispondere a tutti, siamo pur certi  che  i
loro servitori prenderanno nota di tutti i messaggi inviati. Per quelli che
ne  hanno  la capacita' sara' molto facile, anche  se  non  necessariamente
divertente, spedire a Clinton e Gore tutti gli attestati di stima che  gia'
si  sono meritati. Magari con dei falsi mittenti. L'unica cosa positiva  e'
il  fatto che questo e' un primo passo necessario per rendere  operante  il
potere  anche  nello spazio immateriale  della  comunicazione  elettronica,
attraverso   il  quale,  ricordiamolo,  passano  sia  messaggi  che   virus
informatici.  Gli  indirizzi  da  adoperare  sono  quelli  sotto  le  firme
(President@whitehouse.gov...) Durera'?

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Il bracchetto di Pavlov
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Quello  che  segue e' un estratto da un opuscolo edito a Parigi  nel  1966,
casa editrice "L'Homme d'Abord", dal titolo "Action psychologique et action
politique".  Dell'Autore, Andre' Casteilla, non sappiamo niente, ne'  della
collocazione politica sua e dell'editore. Cio' che ci e' parso interessante
in  questo  testo  e', da una parte, il fatto che ci  pare  contenga  delle
intuizioni  di carattere generale sulla funzione e sull'utilizzo della  tv;
d'altro  canto,  ci si rende conto di come certe analisi siano  state  rese
obsolete  dallo  sviluppo  del  businnes  televisivo.  L'Autore,   infatti,
ipotizza  una televisione orwelliana, strumento di controllo  monopolizzato
da  un governo con aspirazioni totalizzanti; d'altra parte, nel 1966 la  tv
era  troppo  costosa da fare, e non rendeva abbastanza,  pertanto  le  reti
private  erano di la' da nascere. Anche se la situazione attuale  e'  molto
piu' complessa, comunque, ci pare che l'individuazione di certi  meccanismi
di costruzione del consenso, al di la' di un indubbio valore "storico", sia
ancora  valida.  L'Autore sviluppa la sua analisi della tv  come  mezzo  di
controllo politico/sociale alla luce delle teorie di I. Pavlov sul riflesso
condizionato  e  sull'inibizione condizionata. Detto cio',  l'Autore  passa
agli agenti condizionanti piu' complessi.
La  tv  e'  identificata come strumento ideale per  l'induzione  di  questi
riflessi:
"davanti  ad  uno schermo luminoso, il soggetto si piazza in uno  stato  di
ricettivita' totale: soggiogato dall'immagine la cui luminosita'  contrasta
con la penombra circostante, diviene assolutamente passivo (...)". Alla tv,
dunque,  "non  manca che l'odore per essere  perfetta".  L'obiettivo  della
televisione  e' quello di convincere i sudditi dello stato che  vivono  nel
migliore  dei mondi possibili. Le procedure sono quelle che derivano  dalla
teoria  delle eccitazioni e delle inibizioni condizionate. Il primo e  piu'
semplice mezzo di condizionamento e' l'interdetto: l'idea o il  personaggio
"scomodi",  privati della diffusione televisiva, si svuotano  d'importanza.
Il  secondo e' il rumore, l'accompagnamento sonoro ossessionante; il  terzo
estremamante importante, e' l'immagine. A tale proposito, l'Autore analizza
la  costruzione  dell'immagine dell'uomo politico: "e'  sufficiente  essere
spesso  presenti,  non per fare discorsi, ma per  esserci;  lievi  sorrisi,
qualche  stretta  di mano, avvenimenti simpatici, ed una  presenza  diviene
familiare,  si  ha  voglia  di  salutarlo  per  la  strada  (...)  In   una
trasmissione  televisiva  in  cui  figuro'  sullo  schermo  per   mezz'ora,
Eisenhower parlo' un minuto (...)".
Il condizionamento dell'anima
Noi arriviamo cosi' a degli agenti condizionali piu' complessi: sono quelli
che  toccano i sentimenti elementari, le molle che fanno agire gli  uomini.
Amore,odio,  paura, senso di sicurezza, spirito di  sacrificio,  virilita',
femminilita',  impotenza,  sublimazione,  tutti  questi  sentimenti,  tutte
queste  molle  umane  possono  essere  manipolate  da  eventi  agenti   che
provochino  le  loro  reazionis contate. S. Chakotkin  cita  un  saggio  di
classificazione  di Clyda Miller, dai simboli scatenanti che  chiama  "leve
psichiche".  Miller ne distingue quattro gruppi: 1-leve di adesione:  hanno
per  obiettivo  di  far accettare persone o  idee  associandole  a  simboli
ritenuti  buoni (democrazia, liberta', giustizia...) 2-leve di rifiuto:  si
prefiggono di far rifiutare persone o idee associandole a simboli  ritenuti
cattivi  (guerra,  fascismo,  immoralita'...) 3-leve  di  autorita':  o  di
testimonianza,   che  tendono  a  creare  l'opinione   appoggiandosi   alle
affermazioni  di  personaggi  illustri  (Pasteur  ha  detto...)  4-leve  di
conformizzazione:   che  fanno  appello  alla  solidarieta',   all'opinione
collettiva.  Troveremo queste leve negli esempi pratici che ci  apprestiamo
ad  analizzare.  Gli uomini hanno sempre creduto  all'esistenza  di  esseri
superiori  dotati di poteri soprannaturali: ne e' un esempio  la  mitologia
greca. Il cristianesimo ha perpetuato la credenza delle societa'  primitive
Dio e' onnipotente e capace di tutto cio' che gli uomini non possono  fare.
Gesu' ed i Santi hanno compiuto miracoli. La tesi dell'esistenza di  uomini
superiori,  capaci di fare molte cose impossibili agli uomini ordinari,  ha
sempre trovato un terreno favorevole negli spiriti degli uomini "ordinari".
I  re,  anch'essi erano uomini superiori, poiche' essi derivavano  il  loro
potere da Dio. E' dunque naturale che gli uomini politici -specie quelli al
potere-che sono succeduti ai re, beneficino di un pregiudizio favorevole  a
riguardo.  La  "letteratura"  moderna, soprattutto quella  a  fumetti  piu'
accessibile  alle  masse,  parla delle imprese  dei  "superman"  "zorro"  o
"fantomas"  ai quali nulla e' impossibile, che riescono laddove  il  comune
mortale fallisce. Questi personaggi piacciono a tutti i ceti: gli eroi sono
necessari agli spiriti umani. Non e' possibile immaginare una nazione senza
grand'uomini: se non ne ha, non e' una grande nazione. E' il motivo per cui
la  leggenda  si  impadronisce presto di quegli uomini a  cui  la  vita  ha
riservato  destini eccezionali: re, imperatori, generali, capi  di  guerra.
Essi assumono presto una statura non comune. Letterati, cronisti, agiografi
trovano  per  loro epiteti grandiosi e non esitano a  divinizzarli.  La  tv
contribuisce, anch'essa, a questa specie di divinizzazione. I capi di Stato
vivono in palazzi carichi di storia, il cui splendore riverbera su di loro:
l'Eliseo, la Casa Bianca, eccetera... La guardia veglia alle loro porte; la
loro  esistenza e' preziosissima. Gli onori di cui sono circondati,  grazie
alla stampa, al cinema, ma soprattutto alla tv sono estremamente tangibili:
essi  non sono nel campo dello spirito, sono visibili. L'uomo della  strada
non  ignora piu' il protocollo dalla ripetizione di tutti questi onori,  di
tutte  queste  cerimonie  scaturisce una conclusione:  siamo  governati  da
qualcuno fuori dal comune. (...)
Superpolitica
In  tali condizioni, la politica seguita da un superuomo non potra'  essere
che  una  superpolitica.  E'  facile per  i  manipolatori  delle  coscienze
dimostrarlo  e creare i riflessi appropriati. Sarebbe impensabile  che,  ai
nostri giorni, i dirigenti di un qualsiasi paese lasciassero "le cose  come
stanno".  Le realizzazioni nonmancano: esse permettono  un  condizionamento
incessante con lo scopo di dimostrare come i dirigenti si occupano di agire
per  la  prosperita' del paese. In effetti, tutte le fasi di  queste  opere
permettono dei resoconti. Al momento die progetti: interviste,  esposizione
dei  progetti, plastici, permettono di mostrare quanto sono  grandiose.  Al
momento  dei lavori: viste dei lavori, macchine in azione, interviste  agli
ingegneri,  cifre  citate per mostrarne l'ampiezza. Alla fine  dei  lavori:
inaugurazioni,   cerimonie  ufficiali,  esposizione  dei  grandi   vantaggi
apportati  dalla realizzazione dell'opera. Si puo' poi ancora  tornare  per
mostrare  la  soddisfazione degli utenti. (...) E' evidente che  alla  gran
parte  dei cittadini sfuggono i meccanismi economici, le incidenze  di  una
politica fiscale, la conseguenza di una politica estera. (...) Questo e' un
fatto   che   non   puo'  sfuggire  agli   specialisti   della   formazione
dell'opinione.  Percio'  essi non mancheranno mai di  spiegare  il  perche'
della politica governativa. Non inganniamoci: non si tratta di  trasformare
gli  specialisti  in professori, ne' le trasmissioni tv in  corsi  di  alta
politica.  Bisogna accompagnare la spiegazione delle misure  politiche  con
argomenti  semplici, poco numerosi ma soprattutto convincenti  perche'  gli
spettatori capiscano che la politica del governo e' la migliore  possibile.
La ripetizione di tali argomenti supportati da grafici, filmati, interviste
permettera'  al  pubblico di acquisire convinzioni profonde,  che  riterra'
motivate  da  conoscenze  certe  e da un  fondamento  razionale.  (...)  E'
eccellente  che il responsabile della politica venga, di tanto in tanto,  a
rendere  conto ai cittadini: e' il ruolo della "conferenza stampa" e  degli
"appelli  al  paese".  E'  una prova temibile  a  cui  egli  dovra'  essere
accuratamente preparato poiche' non gli sara' perdonato di essere mediocre.
Dovra'  esprimersi in un linguaggio semplice, accessibile a  tutti,  dunque
evitera'  termini tecnici e parole colte. Dovra' allo stesso  tempo  essere
abbastanza preciso da soddisfare i tecnici e abbastanza evasivo da  evitare
di  impegnarsi troppo (dimostrando di essere fallibile come  chiunque).  In
generale,   la  propaganda  audio-visiva  dovra'  rassicurare   l'opinione:
mettera' l'accento sul lato positivo, minimizzera' i problemi o dimostrera'
che  sono sul punto di essere risolti. Le difficolta' non saranno  nascoste
(...).  Sarebbe  vano  oggi,  in Francia, cercare di  celare  che  c'e'  un
problema  degli alloggi. (...) Tutti sanno che si stanno  costruendo  circa
400000 alloggi, ma si ignora quanti siano i male alloggiati (...). Se si e'
mal  alloggiati, si attenderanno piu' facilmente giorni migliori  pensando:
su  400000,  ce  ne sara' bene uno per me!  Concludendo,  dunque,  l'azione
psicologica  ha  come obiettivo non di fare ammettere che tutto va  per  il
meglio,  che tutto va per il meno male "stando le cose come stanno", e  che
non sarebbe possibile fare meglio.
Il riflesso del cane picchiato e quello del "montone di Panurge"
In opposizione al concetto di uomo superiore, Superman intellettuale la cui
onnipotenza e' al servizio della Nazione, e' bene che l'individuo si  senta
debole e disarmato di fronte agli eventi, nella misura in cui egli e' SOLO.
Sta  scritto  nel  Vangelo:  "guai  all'uomo  solo"!  Davanti  alle   forze
considerevoli  a  disposizione  del governo, l'uomo  solo  e'  incapace  di
cambiarle. Bisogna dunque accettarle, e questo per due ragioni: la prima e'
l'impotenza dell'individuo ad apportare loro un cambiamento; la seconda  e'
che bisogna accettarle per fare come tutti. Il primo condizionamento e'  un
condizionamento di contatto: e' il riflesso del "cane battuto". Il cane che
ringhia  riceve un colpo di bastone; quando ha ricevuto  abbastanza  colpi,
avra'   paura   anche  della  sua  ombra.  L'individuo   che   si   rivolta
all'Autorita', che non sa piegare la schiena, non cessa di ricevere  colpi;
non  sempre  materiali, sempre dolorosi. Alla fine,  domandera'  al  Signor
Agente  il permesso di sostare sul marciapiede. Il secondo e'  il  riflesso
del  "montone  di  Panurge": bisogna fare come tutti,  portare  gli  stessi
abiti,  la  stessa pettinatura, poiche' si indica a dito chi  non  e'  come
tutti.  Questo non si limita all'esteriorita', il conformismo del  pensiero
e'  importante  quanto l'altro. E' ottenuto dalla scuola dove  il  medesimo
insegnamento e' dato e ricevuto nella stessa forma; dall'utilizzazione  dei
metodi  moderni  di  riproduzione: milioni di uomini  leggono  migliaia  di
giornali  con  la  stessa notizia, nelle stesse  parole,  in  venti  lingue
diverse. Nei paesi "socialisti" c'e' una sola opinione, quella del partito.
Nei paesi "democratici" la cosa e' un po' piu' sfumata: c'e' quella che  si
chiama  la  legge della maggioranza. La maggioranza ha  sempre  ragione.  I
sondaggi d'opinione non sono fatti solo per pronosticare i risultati:  essi
esistono  anche  per indirizzare gli incerti sulla retta  via:  vedete,  il
sondaggio  ha dato X% di favore al candidato governativo; e' lui che ne  ha
di  piu',  dunque e' lui che ha ragione, per lui bisogna votare.  A  questo
scopo, le interviste ai passanti sono eccellenti. Anche se sono registrate,
la  loro  spontaneita'  da' l'illusione della diretta.  D'altra  parte,  il
montaggio  permette di scegliere le risposte. Se la maggioranza  dev'essere
favorevole,  per  produrre  l'effetto voluto  non  si  raccolgono  opinioni
unanimi: si darebbe l'aria della propaganda. Si intercalano avvisi contrari
per  servire da contrasto a quelli favorevoli, che cosi' saranno solo  piu'
probanti e piu' veridici (...).
Le inibizioni
La  ripetizione  quotidiana  degli  agenti  condizionanti  produce  effetti
collettivi, la maggior parte dei quali sono inibizioni:
1-Rifiuto  di  interessarsi  ad altri problemi  che  ai  propri  personali.
Diviene  sempre piu' difficile interessare le persone a idee che non  siano
sostenute  da una vasta propaganda. Sarebbe difficile per  i  conferenzieri
politici  riunire  un auditorio se contassero solo  sull'interesse  per  il
soggetto  da esporre. Dovranno impiegare mezzi attrattivi estranei al  loro
specifico agire: filmati, musica, spettacoli...
2-Rifiuto  di pensare. Questo rifiuto di esercitare lo spirito  critico  ha
certo  conseguenze  politiche,  ma  anche  economiche.  Gli  impieghi  piu'
ricercati  sono  quelli  piu'  facili e che  richiedono  un  minore  sforzo
intellettuale. Molti non sembrano piu' capaci di riflettere sul loro lavoro
e, cio' che e' piu' grave, non sembra che tengano a rifletterci.
3-Rifiuto  di  ambizione.  Questo sentimento di  autosoddisfazione,  se  e'
sostenuto  da un certo benessere materiale, si traduce in un rifiuto  dello
sforzo creativo, dell'ambizione individuale. (...)

a cura di Panurge

N.B.:  per  chi volesse saperne di piu', le fotocopie  dell'opuscolo  vanno
richieste  a rAn (c/o Nabat  Casella Postale 318, 57100 LIVORNO)  allegando
un paio di mille per le spese.
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Gocce
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Vietato  copiare.  Verso  la  meta'  del  marzo  scorso,  il  dorato  mondo
accademico  italiano e' stato interessato dalla nuova normativa in  materia
di  programmi   per  computer approvata a fine 1992. Nel  giro  di  qualche
settimana  si sono sparse, in tutte le sedi universitarie e di ricerca,  le
voci piu' incontrollate riguardo ai blitz che la GdF avrebbe fatto in varie
istituzioni  italiane alla ricerca di programmi copiati. Tra i boatos  piu'
ricorrenti  quello riguardante il Politecnico di Torino, che sarebbe  stato
multato  salatamente,  ma altre notizie, riferivano di episodi  analoghi  a
Roma,  Pisa, Bologna, ecc...  alcune di queste sono state  riportate  anche
dalla stampa (cfr. ad esempio il supplemento economico di la Repubblica del
2/4/93). Anche se alcune autorita' accademiche, come quelle torinesi, hanno
smentito  (cfr.  La Stampa del 29/3/93),  negando  qualsiasi  irregolarita'
riguardante  il  software in uso presso la loro  istituzione,  hanno  pero'
ammesse  (nella stessa sede) di aver fatto un particolare  accordo  -guarda
caso  proprio  in quei giorni- con le ditte produttrici  di  programmi  per
avere  piu'  copie  degli stessi a prezzi contenuti.  Sempre  nello  stesso
periodo  c'e'  stata  una  "improvvisa"  offerta  di  programi  a   "prezzi
stracciati"  proposti sia direttamente dalle varie Software House  che  dai
distributori. E la tendenza del mercato mostra come, negli ultimi mesi, sia
aumentato l'acquisto di software, come ci ricorda un articolo pubblicato su
il  Sole (26/4/94) dove, peraltro, viene negata qualsiasi veridicita'  alle
voci dei blitz. La cosa interessante non e' se il fatto sia vero o meno, ma
che, nonostante i collegamenti esistenti tra le varie sedi universitarie  e
il livello culturale che si dice abbiano le persone che le frequentano,  si
sono  rapidamente diffuse voci incontrollate e incontrollabili come  se  si
trattasse  di chiacchiere da bar a dimostrazione di una particolare  teoria
della comunicazione: il villaggio [globale] e' piccolo, la gente mormora ma
di informazioni nemmeno a parlarne.
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Peccati.

Duplicare le videocassette come fotocopiare libri e'  un  peccato
che rientra nel comandamento "Non rubare". Lo sostiene don Giannino  Piana,
uno  dei  piu'  noti teologi italiani, sul numero  di  aprile  di  "Jesus",
riferendosi  alla pratica di tale "malcostume anche in ambito  ecclesiale".
Sarebbe  interessante  sapere come collocare invece  il  furto  legalizzato
compiuto  dalla  SIAE  secondo  l'etica  cattolica,  cosi'  come   vorremmo
conoscere  i  margini di profitto delle Edizioni Paoline sulla  vendita  di
videocassette e libri di carattere religioso. Misteri della fede.
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Telefoni rossi.

L'Espresso,  e'  noto,  non  rientra  tra  i  settimanali  favoriti   dagli
utilizzatori  di notizie, ma (raramente) riesce a portare  qualche  piccola
goccia  nel mare dell'informazione utile. Sul numero dell'11 aprile  scorso
si  poteva  leggere un interessante servizio sui "telefoni caldi",  vale  a
dire su quei numeri ai quali rispondono dei nastri registrati con  racconti
porno piu' o meno soft. L'utilita' del servizio, costato al giornale un bel
po'  di  soldi,  e'  proprio nella sua inutilita'.  Imparare  a  memoria  i
contenuti  delle registrazioni erotiche e poi stupire gli amici del bar  su
improbabili notti passate al telefono collegati con luoghi esotici come  le
Bahamas  in  barba  a  qualsiasi  bolletta.  Entrare  da  competenti  nella
discussione  del  salotto  intellettuale sul sesso virtuale  (la  moda  del
prossimo  inverno).  Avere a disposizione delle "recensioni"  nel  caso  si
voglia  provare a comporre qualcuno di quei fatidici numeri senza paura  di
una  spiacevole  sorpresa. Scrivere una goccia su rAn. Questi  ed  altri  i
benefici effetti di qualche pagina patinata riempita con le foto (proibite)
delle star piu' alla moda, non ci fanno dimenticare che dopotutto e'  anche
possibile  registrare le telefonate (e' proibito) duplicarle su cassetta  e
poi magari rivendersele al "mercato nero" (e' proibito), rifacendosi in tal
modo della spesa telefonica (proibitiva).
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Qualche dato televisivo anche nelle "gocce". Secondo l'ISPES i giovani (14-
24 anni) sono degli appassionati teledipendenti: stanno davanti alla  balia
elettronica 3/4 ore al giorno (il 46,7%), 5/6 ore  al (l'11,9%), e piu'  di
6  ore (il 2,6%), fortunatamente il 38% non passa piu' di due  ore  davanti
allo schermo. La RAI e la FININVEST trasmettono programmi per circa  39.331
ore all'anno, quasi 108 ore al giorno (dati del 1990).
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Ma il Papa guarda la tv? Fonti bene informate dicono che il santopadre  non
ha  una  buona opinione della televisione, preferendo ad essa  i  giornali,
comunque e' un appassionato spettatore del tg1 delle 20 e vede spesso anche
programmi sportivi, soprattutto tennis e sci (meno il calcio). Il portavove
vaticano  ha anche affermato che "il papa riscuote alti indici  di  ascolto
perche' ignora la televisione. Cio' non vuol dire che la disprezza, ma  che
agisce come se non ci fosse, in totale sincerita'." Santa pazienza,   pensa
se la tv si comportasse allo stesso modo.
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Anni di palla.

La  memorialistica  sugli  ultimi venti anni ha  a  disposizione  un  nuovo
fondamentale testimone dopo l'intervista concessa dall'attore G. Amendola a
"Donna  Moderna"(n.20 del 21/5/93), nella quale si possono  leggere  queste
toccanti  parole: "[Domanda] Intorno ai 18 anni ha anche fatto parte  degli
Ultra'  romanisti. [Risposta] Un grande periodo quello. (...) Solo  che  e'
finita perche' a ogni angolo della curva sud hanno cominciato a spuntare le
croci celtiche, che detestavo. Io stavo dalla parte opposta, con  Autonomia
Operaia.  Ho smesso di far politica quando ho capito di trovarmi di  fronte
ad  un'alternativa:  tornare tra i ranghi o saltare il  fosso  della  lotta
armata.  Ma  di prendere una mitraglietta in mano non me  la  sono  proprio
sentita." Meno male.
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Tom  Robbins  e'  uno  scrittore che  immeritatamente  continua  ad  essere
pochissimo conosciuto in Italia, nonostante siano gia' stati pubblicati nel
nostro paese "Natura morta con picchio" (1986) e, lo scorso anno,  "Coscine
di  pollo".  Dotato  di  una  prosa  particolarmente  scoppiettante,  trame
barocche  al punto giusto e fantasia a go-go, il buon Tom riesce  a  creare
situazioni  in cui tutto il milieu delle controculture hippiesche  (droghe,
oriente,  mitologie, astrologie, complotti planetari, militanze  ed  altro)
s'incontra  in  narrazioni  spesso  comiche  e  una  filosofia  gioiosa   e
sovversiva  come  poche  altre. Assai interessante e' pure  la  sua  ultima
uscita in Italiano, "Il fungo magico" (Stampa Alternativa Millelire)  nella
collana  "Psiconautica"  dedicata  alle  tecniche  di  esplorazione   della
coscienza.  Il  magico  fungo in questione -manco  a  dirla-  e'  l'amanita
muscaria  di  cui Tom Robbins, riprendendo le tesi esposte da  Allegro  nel
celebre  "Il fungo e la croce", spiega come si possa considerare un vero  e
proprio  pilastro  della  nostra  civilta'. Come  e  perche'  il  simpatico
ovalaccio  dalla  cappella rossa a puntini bianchi abbia  potuto  combinare
questo lo potete facilmente scoprire da soli al prezzo di pochi spiccioli e
un quarto d'ora di lettura divertente. Quel che a noi preme sottolineare e'
che parlare di droghe in maniera disincantata, non apologetica, ma  neanche
demoniaca, continui a suscitare scadalo. Al punto che Maurizio Chierici  su
"Sette",  proprio a proposito de "Il fungo magico" ha scritto  un  articolo
dal significativo titolo: "Millelire di droga in libreria". Le  pubblicita'
dei  supealcolici  in tv e nelle riviste patinate e gli  articoli  con  gli
illustri   psichiatri   che   propagandano  le   pillole   magiche   contro
l'infelicita' infatti sono gratis. Eppoi gli psicofarmaci e i superalcolici
non sono droghe: sono il trionfo del capitalismo.